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Cobot: trascurare la sicurezza costa caro

Stefano Belviolandi da Stefano Belviolandi
31 Maggio 2021
in Digital, Sicurezza Informatica
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Cobot: trascurare la sicurezza costa caro
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IaaS, PaaS, SaaS… si fa un gran parlare ma ancora non tutti sanno cos’è realmente il cloud computing. Eppure parliamo di un mercato, quello del Cloud, che vale 800 milioni in Italia e che cresce del 20% ogni anno. Non parliamo di un nuovo paradigma ma con Cloud computing intendiamo lo spostamento di sistemi e dati in un nuovo punto della rete. Quindi quali sono le cose da sapere per tuffarsi in questo mercato?

La sicurezza ‘schiaffeggia’ le aziende di qualsiasi comparto e le mette in guardia. Da cosa? Dal fatto che i robot collaborativi (cobot) che si sono portate in casa, che hanno installato e che hanno messo subito all’opera, nascondono un ‘difetto’: non sono sicuri. Essendo sempre di più connesse le imprese di oggi, anche questi supporti collaborativi che entrano nei sistemi produttivi, svolgono lavori di routine e in alta precisione parlano fra loro, imparano, mettono in pratica, previo essere stati ‘addomesticati’ da un programmatore che ne ha gestito il software corretto per realizzare la produzione richiesta: è la legge dell’IT che incontra l’OT.

Si privilegia la produttività a scapito della sicurezza

Ma quante di queste realtà industriali ha investito sulla produttività, grazie anche al piano di incentivazione Industria 4.0, dimenticandosi di ‘mettere soldi’ sulla sicurezza di queste macchine? Ben poche, a giudicare dall’ultima ricerca di Trend Micro relativa a “The State of Industrial Cybersecurity: Converging IT and OT with People, Process, and Technology”. Infatti, secondo il report, il 61% delle aziende manifatturiere ha subito un attacco informatico e lotta per implementare la tecnologia necessaria a gestire in maniera efficace i rischi cyber. Inoltre, il 75% delle aziende che ha subito un attacco ha dovuto affrontare un blocco della produzione e per il 43% questa interruzione è durata più di quattro giorni. E, tutto questo, si traduce in perdite economiche consistenti.

 

 

 

I cobot

La particolarità di un robot collaborativo sta sia nel suo peso sia nella facilità di utilizzo. Per questo motivo Universal Robots ha spiegato in un recente evento che questi strumenti operano attraverso l’interazione tra un tablet di programmazione e un software semplificato e sono rilocabili in più punti produttivi grazie alla leggerezza, alla facilità di trasporto e all’adattabilità. In sostanza, il cobot diventa un utensile ma attenzione alla sicurezza. Prendendo comandi da un tablet con un software è facilissimo che questi strumenti possano subire attacchi da hacker malintenzionati a mettere ko l’azienda in cui il robot sta o deve operare. Ecco perché è sempre consigliabile alle aziende che sono in procinto di effettuare una lavorazione di effettuare sempre un’analisi del rischio. Tanto più che la convergenza dell’IT e dell’OT nelle industrie ha portato benefici alla produttività ma ha anche aumentato i rischi di subire infezioni da malware o accessi non autorizzati.

Senza protezione i cobot possono

La particolarità di un robot collaborativo sta sia nel suo peso sia nella facilità di utilizzo. Per questo motivo Universal Robots ha spiegato in un recente evento che questi strumenti operano attraverso l’interazione tra un tablet di programmazione e un software semplificato e sono rilocabili in più punti produttivi grazie alla leggerezza, alla facilità di trasporto e all’adattabilità. In sostanza, il cobot diventa un utensile ma attenzione alla sicurezza. Prendendo comandi da un tablet con un software è facilissimo che questi strumenti possano subire attacchi da hacker malintenzionati a mettere ko l’azienda in cui il robot sta o deve operare. Ecco perché è sempre consigliabile alle aziende che sono in procinto di effettuare una lavorazione di effettuare sempre un’analisi del rischio. Tanto più che la convergenza dell’IT e dell’OT nelle industrie ha portato benefici alla produttività ma ha anche aumentato i rischi di subire infezioni da malware o accessi non autorizzati.

Perché un Hacker

Ma quali possono essere i motivi per cui un hacker attacca un cobot? Ce li spiega CNS, il Consorzio Nazionale Sicurezza che, in un suo post, spiega i cinque motivi che spingono il black hat, hacker malintenzionato o con intenti criminali, ad attivare i robot collaborativi. In primo luogo, modificare o sabotare l’esito della produzione. Apportando lievi modifiche alla programmazione del robot, potrebbe danneggiare l’integrità del prodotto senza essere rintracciabile. Il secondo motivo è ottenere un riscatto. Utilizzando uno schema di ransomware, l’hacker potrebbe prendere in carico il robot e bloccarne l’accesso, chiedendo il pagamento per rilasciarlo e impedirgli di causare ulteriori danni. Il terzo motivo è causare danni alla sicurezza fisica. Un robot compromesso potrebbe causare danni a persone o attrezzature con conseguenti costi elevati e danni alla reputazione dell’azienda. Il quarto è l’interferenza sulla linea di produzione. Un hacker potrebbe modificare la produttività del robot per causare colli di bottiglia nell’intera linea di produzione e danneggiare i prodotti. Infine, il furto di dati sensibili. Tutti i dati memorizzati possono essere estratti dal controllo del robot attraverso un cyber attack.

Stefano Belviolandi

Stefano Belviolandi

Stefano Belviolandi è giornalista professionista dal 2000. Dopo un’esperienza nella redazione economica di ItaliaOggi passa al settore informatico lavorando per diverse testate specializzate in ambito canale distributivo. Successivamente, ha lavorato per oltre 10 anni presso la redazione online di ChannelBiz, testata di NetMediaEurope, occupandosi delle strategie di canale. Oggi è responsabile della testata online ChannelTech (Avalon Media). Collabora a speciali, videointerviste, moderazioni in diversi settori. Ha seguito corsi SEO, social media marketing e di speaking radiofonico.

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